Letterato e critico italiano. Collaboratore di
diversi periodici, si dedicò anche alla pittura, divenendo direttore
della Galleria Civica di Arte Moderna di Torino. Fu una delle figure più
polemiche e combattive della vita letteraria italiana del primo Novecento,
assertore di un rinnovamento letterario in senso antitradizionalista. La sua
opera più nota,
Il pastore,
il gregge e la zampogna (1900),
si caratterizza per la forte polemica contro la poesia di G. Carducci e G.
D'Annunzio:
T. sostenne la necessità di abbandonare la lingua
aulica, la metrica e la rima imposte dalla tradizione classica a favore di una
poesia più realistica, pura, priva di ogni orpello letterario. Le sue
opere non raggiunsero livelli alti, ma il suo esempio fecondò la poetica
di artisti a lui posteriori, tra i quali alcuni esponenti del Crepuscolarismo.
Tra le sue opere ricordiamo:
Il poema dell'adolescenza (1901),
Il
tramonto di Zarathustra (1906),
Mimi dei moderni (1919),
Il
Vangelo della pittura (1921),
Il viandante e la sua orma (1923),
Il filo di Arianna (1924),
La ruota d'Issione (1925). Postume
furono pubblicate le raccolte
Scritti inediti (1938) e
Diario e
lettere inedite 1887-1901 (1939) (Torino 1869-1925).